Danno Cartilagineo

Le articolazioni rappresentano le giunzioni fra le diverse ossa dello scheletro. Nelle estremità articolari delle diartrosi, l’osso è ricoperto da uno strato sottile di connettivo denso: la cartilagine ialina articolare, il cui ruolo principale è quello di permettere lo scorrimento reciproco di due superfici riducendo al minimo gli attriti e i fenomeni di usura.
La cartilagine articolare è costituita da cellule dette condrociti, pari all’ 1-2% del volume totale, circondati da una matrice ricca di proteoglicani, collagene, acido ialuronico ed altre macromolecole sintetizzate dai condrociti stessi. 
Il tessuto cartilagineo ha caratteristiche biomeccaniche altamente specializzate (ottima resistenza al carico ed elasticità), ma purtroppo è quasi totalmente incapace di rigenerarsi spontaneamente in quanto i nervi, i vasi sanguigni ed i vasi linfatici sono assenti nella cartilagine. Per tali ragioni le lesioni della cartilagine articolare determinano l’alterazione irreversibile dell’integrità anatomica e funzionale del tessuto stesso. Vengono classificate in base alla degenerazione dello strato superficiale, dalla fibrillazione, alla perdita localizzata di sostanza cartilaginea (Grado I-IV di Outerbridge). Le lesioni più superficiali tendono a progredire verso la degenerazione, quelle che penetrano l’osso sub condrale guariscono attraverso la formazione di un tessuto fibrocartilagineo o simil-cartilagineo. fonte www.donatorosa.it

Le lesioni cartilaginee rappresentano una delle patologie più frequenti e di difficile trattamento. Sono oggetto di studio da diverso tempo e possono essere provocate da molteplici e svariati processi di natura traumatica o patologica, includendo fratture osteocondrali, osteocondriti dissecanti e difetti di crescita condrali. 
Ogni lesione a carico della cartilagine articolare, ed in speciale modo nel ginocchio, viene considerata come l’inizio di una malattia cronica degenerativa con poche possibilità di cura, a causa della scarsa capacità rigenerativa di questo tipo di cellule.
In molti casi è necessario effettuare alcune procedure artroscopiche, che prevedono laLEVIGATURA, l’ABRASIONE o l’esecuzione di MICROFRATTURE della zona interessata.
Infatti si tenta, spesso con grande successo, di creare un tessuto fibroso idoneo al carico, stimolando il tessuto proprio del paziente, cioè arrivando fino allo strato più profondo, se necessario. Con questa tecnica si può dare grande beneficio, dopo 5 settimane di scarico dell’arto.
Altre tecniche sono legate alla nuova tecnologia in grado di riprodurre e coltivare cellule diCONDROCITI, oppure inserire dei piccoli cilindretti di cartilagine nelle zone lesionate. I diversi approcci di trattamento impiegati si sono mostrati non sempre efficaci, con risultati discordanti. Per tali motivi, unitamente alle possibilità di effettuare un intervento in un solo tempo chirurgico e utilizzando tecnologie più avanzate, ci si sta indirizzando verso l’impiego delle CELLULE STAMINALI. Queste tecniche sono ad oggi in pieno sviluppo, con prospettive molto interessanti.

Impianto di condrociti autologhi

Si deve agli studi condotti dal Dr. Lars Peterson della facoltà di Medicina di Goteborg la messa a punto di una tecnica chirurgica che si prefiggeva lo scopo di riottenere la formazione di cartilagine ialina all’interno di una lesione condrale effettuando un omotrapianto di cellule condrocitiche precedentemente prelevate e coltivate in vitro. E’ una metodica interessante che offre la possibilità di trasportare i condrociti all’interno di strutture tridimensionali costituite da biomateriali biodegradabili e di innestarle direttamente all’interno della lesione condrale.

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